Imprenditore fallito conseguenze personali: oggi il peso più grande non è più legale, ma emotivo e sociale!
Non si parla più di pene o sanzioni, come avveniva sotto la vecchia legge fallimentare del 1942. Le conseguenze del fallimento non colpiscono più duramente sul piano pratico, ma lasciano segni profondi nella persona!
A restare impressi sono lo stigma, la vergogna e il giudizio degli altri.
L’etichetta di imprenditore fallito si incolla addosso e diventa una condanna sociale, nessun tribunale lo impone, ma la società sì.
Questo giudizio paralizza!
Molti evitano di rischiare, di investire, di reinventarsi, proprio per la paura del fallimento, non per il rischio economico, ma per quello morale.
La condizione di “fallito” viene ancora vista come un fallimento personale, quando invece è semplicemente una fase, un passaggio, un episodio che può e deve diventare punto di ripartenza!
Bloccare chi ha fallito significa fermare anche tutto ciò che di nuovo potrebbe generare.
In un Paese che oggi più che mai ha bisogno di creatività e coraggio, nel 2025 tornare a condannare il fallimento equivale a un ritorno al Medioevo.
Le conseguenze di un fallimento non devono più essere il silenzio, l’isolamento o la rinuncia.
Devono diventare consapevolezza. Perché chi ha vissuto il fallimento sa esattamente quali errori non rifare. E questa è una fortuna!
Non una fine, ma un inizio. Con un bagaglio che nessuna accademia può insegnare e con una visione che solo chi ha toccato il fondo può davvero comprendere.
Cosa si intende per fallimento?
Il termine fallimento viene spesso utilizzato con leggerezza, ma porta con sé un significato profondo, che va distinto con chiarezza.
Non ogni imprenditore fallito è davvero fallito nel senso giuridico del termine.
Esiste infatti una differenza netta tra il fallimento formale, stabilito da un tribunale, e quello che si sperimenta nel vissuto quotidiano delle proprie attività.
Io stesso non sono mai fallito, dal punto di vista giuridico, eppure, ho vissuto sulla mia pelle tutte le conseguenze di un fallimento legate a decisioni imprenditoriali sbagliate, o più spesso agli errori commessi da altri!
Il fallimento giuridico è un procedimento, regolato dalla legge.
Coinvolge l’impresa, i suoi creditori e, in alcuni casi, anche la persona dell’imprenditore. Ma non basta un’attività andata male per definirsi falliti legalmente!
Molto più frequente è la situazione di chi ha visto naufragare un’attività, senza che ciò si sia trasformato in un fallimento davanti a un giudice. Eppure, gli effetti del fallimento sul fallito, anche se solo economici o emotivi, si fanno sentire con la stessa forza.
Chi ha gestito un’impresa sa quanto sia sottile la linea tra la gestione del rischio e il disastro!
A volte bastano gli errori di un socio, un cambio nel mercato, un credito non riscosso e ci si ritrova a pagare il conto, pur avendo fatto le cose per bene.
Il fallimento conseguenze ne porta molte, ma va prima capito cos’è davvero.
Solo così si può affrontare con lucidità, senza confondere il valore di una persona con l’esito di un’impresa.
Perché il vero fallimento, oggi, è continuare a giudicare chi ci ha provato!
Conseguenze del fallimento dal punto di vista patrimoniale
Le conseguenze del fallimento sul piano patrimoniale sono immediate, concrete e spesso inevitabili!
Un imprenditore che fallisce personalmente e non come socio di capitali, nel momento in cui viene aperta una procedura formale, si trova a dover mettere a disposizione tutto ciò che possiede.
Gli vengono liquidate tutte le proprietà che ha per metterle a disposizione dei creditori.
È un passaggio logico. Non si può pensare di conservare i propri beni e, allo stesso tempo, non pagare i debiti accumulati!
Tutto il patrimonio personale (immobili, conti correnti, quote societarie, perfino beni mobili) può essere aggredito.
Viene venduto e trasformato in denaro per soddisfare, per quanto possibile, le richieste dei creditori.
Non si tratta di una punizione: è una regola di equilibrio!
Chi ha contratto obbligazioni e non è riuscito a rispettarle deve affrontare un processo di rientro, anche se parziale.
Queste sono le vere conseguenze di un fallimento dal punto di vista economico!
Però, è fondamentale precisare che la legge non pretende l’impossibile. Nessuno viene spogliato fino all’osso!
Esistono limiti, tutele, salvaguardie minime.
L’obiettivo non è annientare il fallito, ma permettere una gestione ordinata del debito!
Gli effetti del fallimento sul fallito sono duri, ma circoscritti e definiti!
Finito il processo, tutto ciò che non è stato pagato può essere cancellato.
Ecco perché non ha senso vedere il fallimento come una condanna a vita. È un momento difficile, certo, ma anche un’occasione per chiudere i conti col passato.
Solo così può iniziare davvero un nuovo percorso.
Senza macigni e con la libertà di ricominciare!
Conseguenze personali dell’imprenditore in seguito al fallimento
Le conseguenze personali per un imprenditore fallito sono cambiate radicalmente negli ultimi decenni.
Fino al 2006, chi falliva veniva praticamente escluso dalla società, non per modo di dire, ma per legge.
Chi era stato dichiarato fallito aveva delle limitazioni nei diritti civili, poteva aprire un conto corrente ma era soggetto a vincoli patrimoniali e operativi, non poteva avere una partita IVA.
Era costretto a chiedere il permesso al curatore o al giudice per potersi spostare da casa, di fatto, era agli arresti domiciliari!
Questo era il trattamento previsto per chi aveva avuto un’attività andata male.
Il fallimento conseguenze ne portava molte, anche dal punto di vista civile. Un’etichetta che cancellava la persona!
Oggi, dal punto di vista pratico, le cose sono cambiate, ma dal punto di vista morale, poco o nulla.
Il marchio del fallito è ancora fortissimo!
Chi ha fallito viene guardato con sospetto, con vergogna.
Per molti, “fallito” è ancora un insulto, una condanna sociale, una marchiatura a fuoco!
Io avevo uno zio “fallito”, non ricordavo neanche il suo nome, ma sapevo che era lo zio fallito.
Il peso non era nei fatti, ma nello sguardo degli altri!
Oggi un imprenditore fallito conseguenze personali ne subisce ancora tante, non nei tribunali, ma nei rapporti. Nella famiglia. Nella comunità!
E il problema non è dell’imprenditore, il problema è di chi lo giudica.
Il fallimento non è un crimine, ma continua a essere trattato come se lo fosse da chi osserva da fuori ed è questo il vero danno sociale che non possiamo più permetterci!
L’imprenditore fallito può avviare una nuova impresa?
Sì, un imprenditore fallito può avviare una nuova impresa!
Ma è necessario distinguere bene tempi e modalità.
Durante il periodo in cui il fallimento è ancora aperto, non è possibile intestarsi formalmente una nuova attività. Non si può costituire una SRL, né acquistare beni a proprio nome.
Questo non significa che tutto sia fermo. Significa solo che, finché non si conclude la procedura, si devono rispettare delle regole!
Il sistema è pensato per garantire un equilibrio tra la posizione del debitore e i diritti dei creditori.
Ma terminata la procedura, la strada si riapre.
Con la chiusura del fallimento e l’esdebitazione, concetto analogo a quello previsto dalle procedure della legge 3 del 2012, l’ex fallito torna a essere un soggetto economicamente libero!
Questo significa che può:
- ricostruirsi una posizione,
- avviare nuove attività,
- costituire società,
- riprendere in mano il proprio futuro.
Il Codice della Crisi ha rafforzato ulteriormente il principio dell’esdebitazione, proprio per favorire un reale reinserimento economico.
Chi ha fallito, quindi, può e deve tornare a creare!
Non solo è possibile, ma è anche auspicabile.
Bloccare chi ha già pagato i propri errori significa fermare il progresso.
Non ci sono più ostacoli insormontabili, solo un tempo da attendere e dopo quel tempo, tutto torna nelle mani dell’ex fallito.
Perché il fallimento conseguenze ne ha, ma non deve essere una condanna in eterno.
Un imprenditore fallito una nuova impresa la può costruire e spesso la costruisce meglio, perché ha già imparato dove si sbaglia!
Ti racconto la mia storia da imprenditore fallito a fondatore di legge3.it
La mia non è la storia di un imprenditore fallito nel senso giuridico, è qualcosa di più complesso, più umano, più vero!
E’ la storia di un uomo che, davanti alla malattia del figlio, ha messo tutto da parte, compresa la propria stabilità economica.
Avevo un lavoro sicuro, nell’azienda di famiglia, un ufficio, uno stipendio, un futuro tracciato!
Ma ho scelto di mollare tutto per inseguire la strada del promotore finanziario.
Una scelta coraggiosa, ma difficile da spiegare in un piccolo paese degli anni ’90, dove o si era dipendenti, o si era datori di lavoro. Nient’altro!
Quando sono arrivati i problemi, i debiti per pagare le cure di mio figlio, l’orgoglio mi ha impedito di mollare.
Ho deciso di andare avanti, di continuare a investire, anche a costo di sacrifici enormi!
Partita IVA, tasse anticipate, spese fuori controllo. Le conseguenze di un fallimento che ancora non si chiamava così, ma che cominciava a farsi sentire.
Ho fatto tutti gli errori che può fare una persona indebitata!
Il consolidamento debiti, i finanziamenti presi ovunque, anche dove poi si sono rivelati non proprio trasparenti. Ma mai in malafede, solo per necessità.
E proprio da quelle ceneri è nata Legge3.it
Con valori chiari, nati da una sofferenza vera!
Senza pretese di perfezione, ma con la certezza di sapere cosa significa sbagliare, cadere, essere giudicati.
Per questo chi ha vissuto sulla propria pelle gli effetti del fallimento sa bene che ogni caduta può essere un punto di partenza!
Non serve essere perfetti, serve solo rimanere persone!
Cosa può fare l’imprenditore fallito per risollevarsi dai debiti?
Un imprenditore fallito, oggi, ha finalmente una via concreta per rialzarsi dai debiti e riprendere in mano la propria vita!
Non si parla più di condanne a vita o di emarginazione, esistono strumenti giuridici chiari, efficaci e soprattutto accessibili.
Le conseguenze del fallimento, oggi, possono essere superate grazie a procedure come la liquidazione controllata previste dalla Legge 3 del 2012, ora contenute nel Codice della Crisi.
Procedure che permettono di risolvere tutti debiti, attraverso un percorso nel quale la persona mette a disposizione quello che può, per un periodo di tempo di tre anni!
Al termine di questo periodo si accede all’esdebitazione: tutti i debiti residui vengono cancellati!
Chi ha vissuto il tracollo di un’attività può così ricominciare da zero, ma con una consapevolezza nuova.
Per Legge3.it, questo non è un evento da nascondere, ma da celebrare. Siamo gli unici che festeggiano il fallimento!
Ogni sentenza positiva viene accolta con grande gioia, perché non si celebra una caduta, ma una liberazione!
Il fallimento conseguenze ne ha, ma non può più essere visto come una macchia, è la fine di un periodo e l’inizio di uno nuovo.
Chi si aggrappa ancora alla vecchia idea del fallimento come vergogna, non ha capito nulla: oggi, il vero valore è rialzarsi!
Se ti trovi in sovraindebitamento e senti che il peso dei debiti è diventato insostenibile, non devi continuare a soffrire nascondendoti nell’ombra.
Liberati subito di questo peso, torna ad essere una risorsa attiva per la comunità, oggi ancora più ricco di esperienza!
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Il momento di rimettersi in piedi è adesso!
Buona vita.
Gianmario Bertollo