Mi è stato riferito dall’avvocato che in caso di licenziamento, la cessione del quinto decade.
La cessione del quinto rappresenta quella forma di prestito erogata dalle finanziarie che viene trattenuta direttamente dallo stipendio dal datore di lavoro.
Ma la cessione del quinto come funziona in caso di licenziamento?
Nell’ambito finanziario, non è raro imbattersi in consigli errati da parte di persone malinformate; è alto, infatti, il rischio di incappare in chi diffonde informazioni inesatte riguardo alla cessione del quinto in caso di licenziamento.
Una dichiarazione frequente è: “L’avvocato mi ha detto che la cessione del quinto decade in caso di licenziamento”.
A prima vista, potrebbe sembrare corretto, ma la realtà cambia se analizziamo i dettagli.
Attualmente, la normativa relativa alla cessione del quinto è stata arricchita di nuove regolamentazioni rispetto al passato, rendendo la situazione meno caotica di quanto non fosse un tempo in caso di licenziamento.
Ora, con la perdita del lavoro, esistono procedure ben definite per la gestione della cessione del quinto, che analizzeremo in dettaglio in questo articolo.
Ogni cessione del quinto stipulata deve includere un’assicurazione che copra i rischi di decesso e di licenziamento.
Sostenere che la cessione del quinto decade con il licenziamento, facendo affidamento sull’assicurazione per coprire il debito, è una dichiarazione molto rischiosa che può causare gravi problemi.
Sfortunatamente, alcuni impostori suggeriscono ai loro clienti di dimettersi per evitare di pagare la cessione del quinto, ma questi, seguendo tale consiglio, finiscono per trovarsi pieni di debiti e senza lavoro.
Cessione del quinto con assicurazione in caso di licenziamento: cosa accade con la finanziaria se mi licenziano?
La cessione del quinto comprende obbligatoriamente una copertura assicurativa che, in caso di licenziamento, si attiva per saldare il debito con la finanziaria.
Tuttavia, è essenziale comprendere un dettaglio fondamentale per evitare equivoci: il beneficiario della polizza, cioè chi riceve il pagamento in caso di licenziamento, è la finanziaria e non il debitore.
Questa distinzione è cruciale perché, una volta perso il lavoro, sebbene l’assicurazione rimborsi la finanziaria, essa ha il diritto di richiedere il rimborso al lavoratore che ha firmato sia la cessione che la polizza assicurativa.
Ciò significa che il debito si trasferisce dalla finanziaria all’assicurazione, ma resta ancora da saldare.
Esiste una particolare polizza assicurativa (polizza Perdite Pecuniarie) che, invece di estinguere il debito, copre le rate mensili in caso di perdita del lavoro, proseguendo il pagamento fino a quando il debitore non trova una nuova occupazione.
Questo tipo di polizza non elimina le obbligazioni del lavoratore verso l’assicurazione; il lavoratore licenziato potrebbe essere tenuto a rimborsare gli importi versati, a seconda delle clausole del contratto.
L’unico scenario in cui l’assicurazione si fa completamente carico del debito senza esercitare la rivalsa è in caso di decesso. In tale circostanza, gli eredi sono esonerati dal saldare il debito della cessione del quinto, purché la morte sia avvenuta per cause naturali o accidentali e non per responsabilità diretta del defunto.
Cessione del quinto e licenziamento: cosa succede dopo?
Quando si parla di “licenziamento” ci si riferisce sia alla cessazione imposta dal datore di lavoro sia alle dimissioni volontarie del lavoratore.
Queste sono due situazioni molto diverse, ciascuna con le proprie specificità e risoluzioni.
Vediamo cosa succede alla cessione del quinto quando è il datore di lavoro a licenziare il dipendente.
Cessione del quinto se vengo licenziato
In caso di licenziamento per motivi estranei alla volontà del lavoratore (come riduzione del personale o chiusura di un reparto), l’assicurazione interviene per coprire il debito, come detto in precedenza.
Quest’ultima estingue il debito con la finanziaria e poi si rivolge al debitore per recuperare le somme dovute.
In tali circostanze, il debitore potrebbe non avere disponibili i fondi per saldare il debito della cessione del quinto, quindi l’assicurazione potrebbe rivolgersi al suo TFR aziendale al momento del licenziamento, dato che il fondo pensione non è soggetto a pignoramento.
Tuttavia, l’assicurazione può bloccare temporaneamente l’accesso al fondo pensione fino al saldo del debito.
Cessione del quinto licenziamento giusta causa
In caso di licenziamento per giusta causa, l’assicurazione può legittimamente rifiutarsi di coprire il debito.
Questo lascia il debitore responsabile del pagamento completo delle rate della cessione del quinto.
Se queste non vengono pagate, anche in assenza di lavoro, il debitore può essere segnalato al CRIF. La durata della segnalazione al CRIF potrebbe limitare l’accesso a ulteriori finanziamenti e, a causa di interessi e spese legali, il debito lieviterebbe.
Cessione quinto, TFR e licenziamento
In caso di licenziamento, la finanziaria può accedere anche al TFR per riscuotere quanto dovuto.
Le dimissioni volontarie possono comportare una copertura assicurativa simile, con l’assicurazione che mantiene il diritto di rivalsa sul lavoratore debitore.
Di conseguenza, la perdita del lavoro o le dimissioni non liberano il debitore dal suo obbligo finanziario; il debito passa semplicemente ad un altro creditore che ha il diritto di richiedere il pagamento.
Pertanto, le voci che suggeriscono di licenziarsi per evitare di pagare la cessione del quinto sono infondate e rischiano di mettere nei guai le persone. Quando ci si ritrova con una montagna di debiti sulle spalle, dimettersi per sfuggire al pagamento della cessione del quinto può solo aggravare i problemi, accumulando ulteriori difficoltà per il debitore.
Come liberarsi per sempre della cessione del quinto senza considerare l’opzione licenziamento?
La cessione del quinto può rivelarsi un onere significativo sulla busta paga di un lavoratore, anche se è comunque un rimborso rateale di un prestito ottenuto.
Tale onere diventa particolarmente gravoso per chi si ritrova in una condizione di sovraindebitamento.
L’accumulo di molteplici rate, insieme alla quota trattenuta direttamente dallo stipendio, può rendere la vita quotidiana un inferno, costringendo a continui sacrifici e a scelte difficili riguardo le spese familiari, in un contesto di crescente disperazione e senza apparenti vie di fuga.
Tuttavia, esiste una soluzione legale per chi si trova in questa difficile situazione. Questa opzione include tutte le obbligazioni debitorie, compreso il prestito della cessione del quinto.
La legge sul sovraindebitamento consente alle persone che versano in questa condizione a causa di malattie, gravi eventi familiari o licenziamento, la possibilità di saldare quello che è nelle proprie possibilità, in un determinato lasso di tempo, e di cancellare i debiti residui.
Questo approccio permette di iniziare una nuova vita puliti, senza alcun fardello.
Per beneficiare di questa legge, è fondamentale consultarsi con esperti del settore che hanno dedicato anni a trattare casi di sovraindebitamento, come quello di Gianluca da Roma.
La storia di Gianluca: ecco come abbiamo ridotto dell’80% 130.000 euro di debiti
La vicenda di Gianluca è intensa e costellata di sfide che non gli hanno dato respiro, ma è purtroppo simile a quella di molti altri che negli ultimi anni si sono trovati in situazioni analoghe.
Gianluca lavora nel settore pubblico e, fino a un certo punto nella sua vita, tutto procedeva per il meglio. Tuttavia, la malattia della madre, un grave incidente che ha richiesto l’acquisto di due auto, e una malattia invalidante della sorella, lo hanno profondamente colpito.
I debiti hanno cominciato a soffocarlo, attaccandolo con la ferocia di uno sciame di squali affamati, finché non ha deciso di rivolgersi a Legge3.it per cercare una soluzione ai suoi problemi.
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Nonostante il dolore, non si è lasciato sopraffare dai debiti e oggi ha ritrovato la tranquillità, vivendo felicemente insieme alla sua famiglia.
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